Chiamateli Digital Generation: sono internauti (per il 91%); più della metà (il 53%) ha un Ipod o comunque un lettore mp3. Uno su quattro partecipa almeno settimanalmente a chat e forum, tanto da preferire (se non sostituire) la conversazione via internet alla classica telefonata pomeridiana all’amico, e il 9% ha un blog personale in cui inserisce i suoi pensieri…
Ecco la fotografia della Digital generation, la fascia dei 14-24enni e dei loro consumi tecnologici, così come emerge dall’indagine del professor Renato Mannheimer per l’Associazione Italiana Editori (AIE) e per l’edizione 2006 del Rapporto dell’Osservatorio AIE sull’editoria digitale.
La ricerca – di tipo quali-quantitativo, condotta a livello nazionale su un campione rappresentativo di mille ragazzi e presentata ieri, 22 marzo, a Milano – ha indagato gli usi tecnologici dei giovani e giovanissimi: un target che sta preparando “l’onda lunga” che cambierà nei prossimi anni le modalità con cui le aziende di contenuti (editori di libri e di carta stampata, musica, cinema, tv, giochi) produrranno e distribuiranno i loro prodotti. In altre parole, il futuro. Ecco cosa ne emerge.
E’ ancora l’integrazione tra il consumo tecnologico e quello tradizionale a vincere tra i giovani internauti. Il 52% dei giovani italiani legge riviste e quotidiani tanto su internet quanto in forma cartacea (il 27% lo fa solo in modo tradizionale). Il 52% ascolta poi radio/info/musica nelle forme tradizionali, ma il 29% lo fa anche con le nuove tecnologie: non a caso più della metà dei giovani (il 53% per la precisione) dichiara di possedere un iPod o un lettore mp3. E per la tv è ancora il 72% a seguire i programmi sui canali tradizionali anche se un giovane su cinque (il 18%) comincia a seguirla anche su internet.
“In altre parole – ha chiarito Mannheimer – sta cambiando la modalità di accesso ai consumi tecnologici. E cambia il modo di comunicare dei giovani: al di là dell’utilizzare i motori di ricerca (84% degli internauti lo fa almeno una volta alla settimana), di inviare o ricevere email (66% degli internauti lo fa almeno una volta alla settimana) o recuperare i contenuti per il proprio studio e lavoro (il 27%) – attività comuni per i giovani internauti più occasionali – , vi sono nuove forme di utilizzo che stanno prendendo piede rapidamente. I giovani non si percepiscono come soggetti passivi del mondo informatico, ma come protagonisti attivi della produzione dei contenuti da scambiare e condividere: partecipazione e condivisione diventano dunque le nuove “regole” di utilizzo della rete”.
Il 42% degli internauti ha infatti utilizzato internet almeno una volta per partecipare a chat, blog, forum o per inserire scritti personali, pensieri, poesie nel proprio blog personale.
L’identikit di questo blogger/”frequentatore di chat”? Ha un titolo di studio di media inferiore (per il 46%); abita in una grande città (per il 50%); usa internet tutti i giorni (60%) e vi accede prevalentemente da casa (per il 55%).
Condividono i pensieri e condividono anche i files: il file sharing – ossia il nuovo metodo di condivisione che permette di scaricare e scambiare musica, libri, interi cd musicali – imperversa, se è vero che ben il 42% dei giovani internauti ha dichiarato di aver scaricato, senza pagarlo, nell’ultimo anno, almeno un file da internet con i programmi di condivisione. Il 50% dei ragazzi italiani, utilizzatori di internet e non, dichiara però di preoccuparsi del diritto d’autore, anche se poi magari volutamente non sempre lo rispetta (mentre l’altra metà se ne dimentica del tutto).
“Dai dati – ha sottolineato il presidente del Gruppo editoria digitale di AIE, Fernando Folini – emerge chiaramente che sta cambiando il modo di comunicare tra i giovani. E sono loro ad anticipare nuove modalità di uso delle tecnologie, che poi con il tempo – assestandosi – diventano consuetudine per tutti. E’ successo così con il computer, succederà anche con strumenti come blog, chat, podcast, sms. E’ questo il motivo per cui il Rapporto dell’Osservatorio si concentra sui cambiamenti comportamentali dei giovani nell’accesso ai consumi culturali e tecnologici. Il digitale per noi editori, che giochiamo tutto sui contenuti, non è solo il futuro. E’ già il presente”.