La Corte di Giustizia delle Comunità europee ha capovolto la decisione della Commissione europea del 2004 con cui si dava via libera alla fusione fra i giganti della discografia Sony e Bertlesmann.
I giudici hanno accolto le obiezioni contenute nel ricorso dell’associazione di etichette indipendenti “Impala”, secondo cui la Commissione non avrebbe dimostrato fino in fondo che la nuova compagnia non avrebbe costituito un monopolio.
Il caso era osservato con interesse da parte di Emi e Warner Music, per capire come si comporterebbero le Autorità antitrust europee davanti a un’eventuale merger tra le due.
Per quanto riguarda invece la vendita delle edizioni BMG, si è ridotta da 15 nominativi a 5 soltanto la lista delle società “invitate” a formulare un’offerta di acquisto: lo rivela il Financial Times, precisando che tra gli offerenti figurano le tre major concorrenti Universal, Warner ed EMI, accanto a finanziarie come Kohlbert Kravis Roberts e, pare, a una cordata capeggiata dallo stesso numero uno di BMG Music Publishing, Nick Firth.
Gli esperti del ramo danno per favorita la Universal, la cui quota di mercato corrente nel settore del publishing è decisamente minore rispetto a quelle di Warner ed EMI (che in caso di fusione dovrebbero rinunciare a parte del publishing). Attraverso la cessione di BMG Music Publishing, destinata a ripianare almeno in parte l’esborso sostenuto per riprendere possesso del suo intero pacchetto azionario, Bertelsmann conta di intascare circa due miliardi di dollari: l’operazione dovrebbe andare in porto entro il mese di settembre.