La Federazione dell’Industria Musicale Italiana ha diffuso un comunicato nel quale rendeva noto che, secondo quanto riportato da IFPI, la federazione internazionale dell’industria fonografica, il 2005 sarà l’anno della definitiva consacrazione del mondo digitale nel settore musicale. Nel corso del 2004 i download di brani in formato digitale dalla Rete in Europa e negli Usa sono passati da 20 a 200 milioni di brani scaricati. Anche le abitudini dei consumatori paiono lentamente mutare e condurre i meno radicali verso l’acquisto dei brani attraverso siti legali a pagamento. Che la nuova frontiera sarà il Web è attestato anche dalla notizia che Napster (ora pienamente rientrato nella legalità) ha pianificato di investire l’iperbolica cifra di 30 milioni di dollari per una campagna pubblicitaria e di comunicazione, spettacolarmente iniziata durante la trascorsa finale del campionato di football statunitense. Napster ha intenzione di scalzare dal proprio solido trono iTunes, il negozio virtuale di Apple che tante gioie sta dando a Steve Jobs. La ragguardevole cifra che “il motore primo della rivoluzione digitale” intende investire la dice lunga sul potenziale che gli operatori del settore assegnano al mercato “smaterializzato” della musica. Napster non ricalcherà in pieno il modello iTunes. Infatti questo consente di scaricare il brano al costo di 0,99 dollari e utilizzarlo disponendone liberamente tramite l’ormai famoso iPod, mentre il primo offrirà un accesso illimitato a tutti i brani presenti nel database per 14,95 dollari mensili. Naturalmente scaduto l’abbonamento non si avrà più accesso ai brani secondo un modello che ricalca il meccanismo on-demand delle emittenti a pagamento (Sky per intenderci). La guerra è appena iniziata.