“Non un premio alla memoria, ma una vera e propria Festa di compleanno”. Così il Presidente della SIAE Giorgio Assumma ha definito la grande festa che questa mattina si è svolta nel suggestivo palazzetto del Burcardo nel centro di Roma, sede della storica Biblioteca e del Museo Teatrale della SIAE, per quelli che sarebbero stati i 77 anni di uno dei più grandi autori della canzone italiana, un cantautore con la C maiuscola, scomparso troppo presto nel settembre del 2005: Sergio Endrigo.
Renato Zero, Lucio Dalla, Claudio Baglioni, Umberto Broccoli, Giancarlo Governi, Lino Patruno, Tony Bungaro, Franco Migliacci, Gianni Borgna, Miranda Martino, Gianni Mura, Leoncarlo Settimelli, Franco Fasano, Giorgio Calabrese, non si erano mai visti così tutti insieme gli amici e i colleghi di Sergio Endrigo.
La Festa è stata l’occasione anche per consegnare nelle mani della figlia di Endrigo, Claudia, la prestigiosa scultura del Premio SIAE alla Creatività, in segno di riconoscimento per la carriera del suo indimenticabile Papà, iscritto alla SIAE fin dal 1962.
“Sergio Endrigo è stato un grande Poeta- ha detto Assumma- dovrebbe essere ricordato e studiato di più di quanto non lo sia. Ho ritrovato negli archivi della SIAE una lettera che esprime tutta la sua nobiltà d’animo e la sua mitezza. E’ del settembre del 1964. Endrigo aveva già scritto canzoni meravigliose come “Io che amo solo te”o “Era d’estate”: “Sono iscritto alla SIAE come melodista e autore di testi letterari- scriveva Endrigo- ma confido che codesta onorevole Commissione vorrà concedermi la qualifica di compositore perché questa professione rappresenta ormai il fine della mia esistenza”.
“Ero molto amico di Sergio- ha aggiunto Gianni Borgna- oltre ad essere un grande autore era anche un uomo rigoroso e intelligente e di persone così sentiamo molto la mancanza”
“Dies natalis, il giorno della nascita, era per il mondo antico anche il giorno della morte- ha rilevato Umberto Broccoli- ma gli artisti non muoiono mai, le loro opere vivono nei nostri cuori e nei nostri occhi Che dire di Endrigo? Ricordo la sua malinconia allegra, non è forse la malinconia il sorriso della tristezza?”
“Oggi i veri poeti sono loro: Dalla Baglioni, Zero, lo era ed è Endrigo- ha aggiunto Giancarlo Governi- negli Anni Sessanta è nata una generazione di poeti che si esprimevano con la musica che si chiamavano Bindi, Paoli, Tenco, Endrigo poi negli Settanta sono arrivati quelli che oggi sono qui. Bisognerebbe ricostruire l’opera omnia di Sergio, una grande autore che è stato dimenticato dieci anni prima della sua morte”.
Per Renato Zero “Sergio Endrigo era un personaggio scomodo e questa sua prerogativa, a me che scomodo lo sono sempre stato, me lo ha fatto sempre amare. Ma Endrigo non era un cantautore di nicchia, aveva un seguito tangibile e grandissimo, piaceva a tutti e sono qui per ringraziarlo per avermi insegnato ad essere buona parte di quello che sono”.
“Mi colpisce l’assoluta contemporaneità delle canzoni di Endrigo- ha dichiarato Lucio Dalla- quando le canzoni sono così grandi fanno grandi tutti quelli che le ascoltano. La canzone è una cosa leggera, poco più di una foglia, ma la loro forza è capace di unire un pubblico inimmaginabile. Quando Claudia Endrigo mi ha chiamato ero all’aereoporto di Catania e avevo appena sentito alla radio proprio una canzone di suo padre”.
“Le canzoni come ha detto Dalla sono sì leggere come le foglie, ma ha volte sono anche stelle fisse e Sergio Endrigo ne ha dipinte molte di queste stelle- ha aggiunto commosso Claudio Baglioni- Mi ricordo che Endrigo mi fece una telefonata per ringraziarmi di aver cantato in un programma televisivo una sua canzone. Ero sorpreso dal tono e dalla delicatezza di quel grande autore che mi ringraziava: credo fosse stato dimenticato da molti e avvertivo dentro quella voce un senso di piccola, sottile disperazione”.
Se Dario Salvatori ha puntato il dito sulla televisione e sulla radio, ree di aver dimenticato Endrigo, Leoncarlo Settimelli, che con Endrigo ha firmato anche una canzone, “Filastrocca vietnamita” ha ricordato l’Endrigo politico: “Quello che spesso veniva definito il cantante triste era un autore che ha saputo unire la canzone d’amore al forte impegno civile”. Terminando il suo intervento leggendo il testo de “L’arca di Noè” Settimelli ne ha sottolineato l’attualità e la poesia.
“Bastano un odore o un nome a riportati indietro negli anni. La canzone ha un potere evocativo come la poesia, ma non la devi andare a cercare in un libro- ha rilevato Franco Migliacci- Sergio Endrigo l’ho conosciuto nel ’59 e posso assicurarvi che era un uomo allegro che comunicava allegria. Un cuoco eccezionale, bravissimo a raccontar barzellette. Ci riunivamo a giocare a poker: io, Sergio, Detto Mariano, Mario Cantini e Roberto Davini. Che serate meravigliose!”
“Ringrazio il Presidente della SIAE Giorgio Assumma per questo Premio- ha detto Claudia Endrigo- che spero sia il primo di una serie di riconoscimenti. Dopo la sua morte mi batto fortemente perché gli sia dato quello che nell’ultima parte della sua vita gli è stato tolto. Spero che vengano ripubblicate tutte le sue canzoni: un primo piccolo miracolo è già successo con l’uscita di “Sergio Endrigo.Si comincia a cantare”, un disco in cui Denis Padovani della On Sale Music ha inserito tutti brani cantati da mio padre nel 1959, quando suonava il contrabbasso nell’orchestra di Riccardo Rauchi. Insomma, i suoi esordi. Era giovanissimo e non pensava che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. Il grande Vinicius De Moraes, con il quale papà ha lavorato a lungo, ne ha dato la definizione forse più bella: “Endrigo, un uomo che canta”.
“Quando Claudia mi ha dato un testo inedito di suo padre, “Del destino infortunato”, l’ho tenuto nel cassetto per qualche tempo con timore reverenziale- ha confidato Tony Bungaro-poi, quando finalmente mi sono sbloccato e ne ho scritto la musica, l’ho proposto all’ultima edizione del Festival di Sanremo. Avrei avuto anche la possibilità di eseguirlo con il grande Gilberto Gil. Non è stato così. E adesso è nel mio ultimo disco, “Arte””.
Ha concluso la Festa il ricordo affettuoso di Giorgio Calabrese che con Endrigo ha condiviso lo stesso piccolo albergo per due anni, anni in cui erano giovanissimi : “Sergio era un uomo che amava la vita, ci capivamo con uno sguardo e ci siamo voluti molto bene”.