E’ in discussione al Senato nei prossimi giorni, nell’ambito della conversione in legge del Decreto Legge 26 aprile 2005, n. 63, una proposta di variazione dell’art. 180 della legge 22 aprile 1941, n. 633 (legge sul diritto d’autore), al fine rimuovere l’esclusiva di intermediazione dei diritti d’autore conferita alla Società Italiana Autori ed Editori S.I.A.E.
Contro tale proposta, avanzata dall’associazione dei produttori di fonogrammi FIMI, che attualmente riunisce le major multinazionali del disco, prende posizione l’UNCLA, UNIONE NAZIONALE COMPOSITORI LIBRETTISTI AUTORI, l’Associazione di categoria con il riconoscimento della maggiore rappresentatività fra le organizzazioni sindacali nazionali.
In tutta Europa e nel mondo esistono infatti Società d’Autori le quali, nei rispettivi settori artistici (musica, letteratura, teatro ecc.), svolgono in esclusiva l’attività di intermediazione dei diritti economici degli autori ed editori.
In Italia la disciplina legislativa che riguarda la S.I.A.E. è stata più volte esaminata e ritenuta legittima dalla Corte Costituzionale e anche dall’Autorità Antitrust.
Il ruolo della S.I.A.E. è fondamentale per la tutela dei titolari dei diritti d’autore in Italia e nel mondo, anche in forza dei contratti di reciproca rappresentanza che, da molti anni, intercorrono con le Società di Autori estere e che assicurano la possibilità di un’efficace tutela del diritto d’autore in campo internazionale.
In sostanza una variazione dell’art. 180 risulterebbe a esclusivo favore delle multinazionali della musica, porterebbe alla fine del sistema di ripartizione capillare (a ciascuno il suo! il motto dell’UNCLA) dei diritti per gli autori e compositori musicali italiani, strenuamente difeso dall’UNCLA, e quindi a un ulteriore degradazione del lavoro di autore, già oggi estremamente difficoltoso e scarsamente remunerativo.
Difendiamo quindi la creatività dei nostri autori con il miglioramento e l’ottimizzazione della attività della S.I.A.E., per la quale l’UNCLA si sta battendo attraverso i suoi rappresentanti negli organi sociali dell’Ente, e non con modifiche legislative che che avrebbero la grave conseguenza di mandare in pezzi il sistema di incasso dei diritti d’autore in Italia e regalare un ulteriore vantaggio economico alle multinazionali del disco.