L’industria musicale mondiale ha sollecitato i governi di tutto il mondo ad adottare un deciso intervento legislativo per combattere la pirateria digitale, dopo il passaggio della nuova legge approvata oggi nel Regno Unito. IFPI, che rappresenta circa 1400 aziende discografiche a livello internazionale, tra grandi ed indipendenti, ha sottolineato che la normativa recentemente adottata nel Regno Unito, che richiede il coinvolgimento degli ISP provider per combattere la pirateria digitale, è un grande esempio anche per altri Paesi.
Il Presidente di IFPI, John Kennedy, ha dichiarato: “il passaggio della Digital Economy Act fa capire come un paese sia in grado di riconoscere l’importanza, nel suo tessuto industriale, di aziende creative di livello mondiale, e tutelarne il valore a l’identità attraverso delle leggi che proteggono efficacemente i loro diritti dal problema della pirateria digitale, che ha effetti paralizzanti”.
“Il passaggio della nuova legge del Regno Unito crea slancio per un approccio simile verso altri paesi nella lotta contro la pirateria. I governi sempre più coinvolti in un’economia digitale, devono capire che in tale contesto le industrie creative come la musica, i film, i libri e giochi, possono guidare la crescita ed incidere fortemente anche in molti equilibri socio economici, come nell’ambito dell’occupazione, attraverso l’adozioni di leggi innovative ed attività di repressione del fenomeno della pirateria in collaborazione con gli ISP. Il Regno Unito, con la nuova legge approvata oggi, si aggiunge a quei paesi che hanno adottato misure decisive e ben ponderate per affrontare la questione. Ci auguriamo che questo spinga maggiore attenzione e faccia comprendere l’urgenza di misure simili in altri paesi in cui il dibattito è in corso”.
“Gli sviluppi normativi in Francia e Regno Unito dimostrano che gli Stati con un’economia digitale avanzata stanno affrontando seriamente la questione della tutela dei contenuti in rete”, ha commentato Enzo Mazza, Presidente di FIMI “. Si tratta di norme che, adottate in Italia, insieme al già efficace quadro normativo esistente, ma scarsamente applicato, potrebbero fornire un scudo efficace contro la contraffazione digitale. Questo consentirebbe alla produzione creativa italiana di svilupparsi, purtroppo però il nostro Paese, già indietro nella diffusione della banda larga e delle tecnologie per la diffusione dei contenuti online, senza dotarsi di misure urgenti, rischia di rimanere ai margini dell’ Europa e leader incontrastato dalla pirateria, unica area dove l’Italia eccelle”.
Recentemente lo studio indipendente europeo TERA ha dimostrato il risvolto drammatico della pirateria digitale sull’economia del lavoro in Europa. Nel 2008, le industrie creative dell’Unione Europea, cinema, musica, televisione e software, hanno offerto un contributo pari al 6,9% o a circa 860 miliardi di euro al totale del PIL europeo, con una quota del 6,5% dell’occupazione totale dell’UE, pari a circa 14 milioni di lavoratori.
Nel 2008, a causa della pirateria (e principalmente della pirateria digitale) le industrie creative dell’Unione Europea che hanno maggiormente subito l’impatto delle attività illecite (cinema, serie televisive, produzione musicale e software) hanno registrato perdite pari a 10 miliardi di euro ed un totale di 185.000 posti di lavoro in meno. Solo in Italia i danni sono stati di 1,4 miliardi di euro con 22.400 posti di lavoro perduti.