Il Tribunale di Milano ha condannato il gestore di un bar per aver diffuso musica attraverso una radio senza aver corrisposto i compensi dovuti per legge ad artisti e produttori discografici attraverso SCF, il consorzio maggiormente rappresentativo delle imprese discografiche nella gestione dei diritti discografici.
Il Tribunale ha stabilito che la musica registrata diffusa dall’esercente rientra nella fattispecie disciplinata dall’art. 73 della Legge sul Diritto D’autore (n. 633/41).
La sentenza riconosce il ‘valore della musica’ quale componente ad alto valore aggiunto per il business degli operatori professionali che scelgono di diffonderla nell’ambito della propria attività. La musica d’ambiente rappresenta un servizio aggiuntivo perché intrattenere i clienti, ne attrae di nuovi, con evidenti benefici in ambito commerciale ed economico: così si legge nelle motivazioni della sentenza.
La decisione, in linea con quanto già ampiamente confermato dalla giurisprudenza, riafferma il ruolo istituzionale di SCF riconfermando ancora una volta la piena legittimazione del consorzio ad operare in qualità di soggetto di riferimento preposto alla raccolta dei compensi per i diritti discografici.
“La decisione del Tribunale di Milano rappresenta un provvedimento storico che costituirà sicuramente un precedente significativo nell’ambito dell’attività della magistratura. Riafferma e chiarisce il via definitiva che il pagamento del compenso a SCF per i diritti discografici è dovuto qualsiasi sia il mezzo utilizzato, anche nel caso di una radio”, commenta Gianluigi Chiodaroli, Presidente di SCF. “La bontà delle motivazioni della sentenza, inoltre, è testimoniata dalla realtà quotidiana: ogni giorno sono sempre di più gli operatori professionali a contatto con il pubblico – quali sono i bar, gli alberghi, etc. – che apprezzano e presentano un impiego intensivo di musica per arricchire e meglio ambientare la propria offerta di servizi”.
Il provvedimento, nel determinare dell’ammontare del compenso, ha riconosciuto la congruità ed equità del sistema tariffario definito da SCF insieme a Confcommercio nell’ambito di una più ampia convenzione. Per questo motivo ha ritenuto opportuno applicare la tariffa di riferimento – la somma annua di euro 69,38 IVA inclusa – considerandola di particolare favore per il soggetto tenuto a corrispondere il compenso per i diritti discografici. Oltre a tale somma il Tribunale di Milano ha imposto al gestore del bar il pagamento delle spese processuali, pari a euro 2.400.
“La decisione del Tribunale di Milano evidenzia ancora una volta come il dialogo e la negoziazione siano le uniche soluzioni ragionevoli per dare applicazione alle indicazioni del legislatore, nel rispetto delle ragioni di tutte le parti coinvolte. Il ricorso alla via giudiziaria non è certo la strada attraverso la quale intendiamo dare applicazione alla legge. Al contrario, il nostro approccio è, ed è sempre stato, in primo luogo di natura informativa. Operiamo innanzitutto per promuovere la cultura della diffusione di musica all’insegna della legalità per far nascere negli operatori la consapevolezza che il pagamento di una esigua somma annuale, a fronte del vantaggio ricevuto, rappresenta il minimo del dovuto: per ragioni di equità sostanziale, prima ancora che di osservanza giuridica”, conclude Chiodaroli.
SCF ha già stipulato convenzioni con primari organismi di categoria largamente rappresentativi dei più svariati settori. Per citarne solo alcuni: Confcommercio, Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Federdistribuzione, Federalberghi, Federmoda, Confcooperative e, sul versante no-profit, la CEI – Conferenza Episcopale Italiana.
In virtù di questi accordi nel 2009 oltre 20.000 bar e ristoranti, più di 15.000 alberghi e altrettanti esercizi della GDO, oltre 5.000 negozi di abbigliamento e circa 3.000 parrocchie hanno spontaneamente aderito alle proposte tariffarie di SCF manifestando una consapevolezza matura sul tema, in linea con quanto già dimostrato dalle associazioni di riferimento dei rispettivi comparti.