Sembrava impossibile proporre una licenza, che a fronte di un pagamento forfettario permettesse lo scaricamento di musica digitale, rispettando i diritti di autori, editori, e produttori discografici. Tutti contro: provider telefonici (i quali proprio dalla possibilità di registrare illegalmente via internet hanno tratto indirettamente grossi vantaggi economici aumentando sempre più gli abbonamenti), produttori discografici che non volevano alcuna licenza forfettaria, utenti che non desideravano aumenti tariffari, opinione pubblica, che in ogni regolamentazione ipotetica e parziale della rete vedono un attentato alla libertà d’ espressione. Risultato: il downloading selvaggio ha prodotto da un lato enormi profitti per l’industria tecnologica, dall’ altro enormi perdite per l’ industria dei contenuti, con i governi di vari Paesi impegnati ad arginare un fenomeno ormai intollerabile.
Le soluzioni, ipotizzate ultimamente anche in convegni organizzati dalla Siae, erano sostanzialmente due: la via franco-inglese che prevede gli avvisi ai naviganti indisciplinati, fino al taglio del servizio o una licenza con pagamento forfettario dei diritti che di fatto permette di scaricare le opere tutelate, sulla falsariga dell ‘attuale licenza per copia privata. Quest’ ultima ipotesi incontrava però le resistenze di molti protagonisti della filiera tecnologica e di quella dell’ industria dei contenuti.
Ora, da notizie che provengono dal Midem di Cannes, il vento parebbe girare. Almeno da quanto riporta Ernesto Assante su Repubblica di oggi: ” L’industria deve dare ai consumatori quello che vogliono, in maniera legittima, assicurandosi che gli artisti, i compositori e le case discografiche siano pagate”. E’ un’affermazione di Feagarl Sharkey, responsabile di Uk Music, l’associazione che mette insieme discografici, artisti e produttori del mercato musicale europeo, quello inglese. Ma è rilevante soprattutto l’affermazione di John Kennedy, Presidente dell Ifpi, la Federazione Internazionale dell ‘Industria Fonografica:”La lotta al downloading-ha detto- non ha prodotto risultati rilevanti. C’è bisogno di un nuovo approccio al problema del file sharing, e c’è il consenso di tutti a lavorare con i fornitori di accesso per consentire una nuova politica”.
Kennedy, presentando “Il Digital Music Report 2009” ha aggiunto che il 95% della musica on line viene scaricata dai siti illegali. Sempre secondo, “La Repubblica” nota come per le major del disco sia un cambiamento rilevante, sottolineato da tre grandi novità: alla fine di dicembre, l’associazione dei discografici americani, la Riaa, aveva annunciato di rinunciare alla strategia che li aveva portati a fare causa a circa 35.000 “pirati” che avevano scaricato illegalmente musica da Internet, non intraprendendo più alcuna azione legale; a gennaio la discografia ha comunicato di aver chiuso l’accordo con la Apple per togliere le limitazioni alle copie alle canzoni scaricate legalmente da iTunes; e a Cannes Tero Ojampero della Nokia ha dichiarato che la sua azienda lancerà nei prossimi mesi su tutto il territorio europeo, il suo nuovo servizio “Comes with music”, che consente con un unico pagamento di scaricare per un anno sul cellulare canzoni senza limiti.
Sharkey ha aggiunto che “Il 2009 sarà l’anno in cui l’industria della musica smetterà di preoccuparsi e imparerà ad amare la bomba. Il file sharing on line va trasformato in un opportunità, in una fonte di ricavi”.
E’ una rivoluzione sostenuta quasi da tutti i partecipanti al Midem, la grande fiera della musica che ogni anno vede radunarsi musicisti, discografici, produttori di tutto il mondo, da Peter Jenner, ex manager dei Pink Floyd, di Marc Bolan e dei Clash (“E’ del tutto inutile fare causa a gente che non ha soldi”), a Mark Kelly, musicista dei Marillion (“L’idea di portare in tribunale chi ama la nostra musica mi è sempre sembrata sbagliata. E’ non ha prodotto alcun risultato”), fino a Eric Nicoli, ex a amministratore delegato della Emi (“Chiaramente abbiamo fatto degli errori, siamo stati tecnofobici, non abbiamo saputo cogliere le opportunità. Autorizzare Napster dieci anni fa non era la soluzione, ma fargli causa non ha prodotto alcun risultato”).
“I governi stanno cominciando ad accettare l’idea che non fare nulla non è un’opzione”, dice John Kennedy. E una risposta al Midem è già arrivata, anche se da un paese piccolissimo come l’Isola di Man, che ha creato una licenza per i fornitori di accesso a Internet che consente agli utenti di pagare una quota fissa mensile (che poi viene girata all’industria musicale) e scaricare tutto quello che si vuole. Secondo Gerd Leonhard, uno dei più grandi esperti del settore: “Se potessimo avere una licenza in grado di far pagare a chi si connette a Internet un solo euro al mese per poter scaricare liberamente la musica, l’industria potrebbe guadagnare 500 milioni di euro al mese, circa 26 miliardi di euro l’anno”. Il modello è quello che dai primi anni del ‘900 è in vigore per le radio, che consentono di ascoltare musica gratis, ma che pagano una licenza per poterlo fare.
Fonte: S.I.A.E.