Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo con alcune dichiarazioni di nostri politici in merito allo scaricamento illegale di musica da Internet. In particolare le dichiarazioni dell’ex ministro Roberto Maroni hanno lasciato a bocca aperta.
“Scarico illegalmente musica da Internet” ha infatti confessato Maroni a Vanity Fair, “mi autodenuncio, così il caso finisce finalmente in Parlamento”.
E al Corriere della Sera ha ribadito: “Scarico da Internet perché la musica deve essere libera e accessibile a tutti. Occorre da una parte salvaguardare il diritto dell’autore e dall’altra cancellare le barriere che impediscono di diffonderla. “Bisogna trovare un modo per togliere dall’illegalità questo sistema. Non è un problema legislativo, ma una questione sociale. È uno scambio da privato a privato, non c’è sfruttamento commerciale, io sento l’iPod… Le grandi case discografiche facciano una iniziativa, coinvolgendo la comunità web, magari anche qualche hacker, per trovare una soluzione, in modo da passare dalla repressione, che non serve, alla collaborazione”.
Ma c’e anche chi non transige: “la musica si compera. Scaricarla da Internet è un furto”, dice per Bobo Craxi. Il sottosegretario agli Esteri, già chitarrista in un tour di Ron, ammette che gli “è capitato ma la rete non è la mia fonte: ho scaricato qualche rarità o performance live che non si trovano in commercio, ma mai un intero cd. Di solito compero dischi, libri e film. Sono per l’oggetto tradizionale, perché non è un problema di libera fruizione dell’arte quanto di tutela dei lavoratori che stanno dietro al prodotto”.
Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera e presidente di Azione giovani di An: “Mi è capitato di scaricare qualche brano, in genere cerco in rete la canzone singola. Del resto non ho molto tempo. Ma attualmente la musica è considerata un bene di lusso, con l’Iva sui cd al 20% il risultato è la pirateria. Chiunque preferisce un cd originale, ma per i ragazzi i costi sono proibitivi. E come Azione giovani siamo sensibili al problema…”.
Così Maurizio Gasparri: “il diritto d’autore va salvaguardato, anche se i giovani sono per il tutto gratis. Io uso l’iPod, ma nella legalità. L’esperta in casa è mia moglie, è lei che mi carica i brani. La musica dovrebbe essere meno cara, aiuterebbe contro la pirateria”.
L’eurodeputato dei Comunisti italiani Marco Rizzo: “soffro di una sorta di feticismo dell’oggetto, quindi compero i cd e ho ancora i vecchi padelloni. Ho trovato due vecchie raccolte dei Clash, il complesso punk rock inglese della fine degli anni 70. I miei figli mi hanno regalato un iPod, che però è fermo a poche registrazioni. Ma non scarico brani dalla rete: una prassi che non giustifico ma che comprendo, la musica è cara e per i giovani è un investimento, lo era anche per noi. Ora però ho una stipendio sufficiente… Certo ci vorrebbe una riduzione dell’Iva”.
Il no global Francesco Caruso, deputato di Rifondazione, invece continua a ricorrere a Internet: “Sono dieci anni che lo faccio, quando la rete non c’era ancora. C’ho di tutto: cd, documentari, film… soprattutto le ultime uscite, è più comodo. I pescecani delle multinazionali hanno fatto della musica una merce, ma si mettano l’animo in pace: il copyright se lo possono dimenticare. È impossibile impedire il file sharing. Io scarico dai new melodici napoletani alla musica punk”.
In merito alle sconcertanti affermazioni dell’ex-ministro Maroni, Enzo Mazza, presidente di FIMI, federazione dell’industria musicale italiana, aderente a Confindustria, ha dichiarato: “l’ex-.ministro forse non è al corrente che ci sono oltre 300 siti solo in Europa e decine in Italia dai quali potrebbe scaricare tutti i suoi brani preferiti al costo di un cappuccino, cosa accessibile anche allo stipendio di un parlamentare”.
Mazza ha proseguito: “solo nel 2005 sono state vendute legalmente in Italia oltre 16 milioni di canzoni e la musica digitale è stata l’8,5 % del mercato discografico nel primo semestre di quest’anno. Tra il primo semestre del 2006 infatti e lo stesso periodo dello scorso anno la musica legale è crescita del 102% nel nostro Paese e le dichiarazioni irresponsabili del deputato della Lega danneggiano le migliaia di lavoratori che oggi operano proprio nel settore altamente innovativo della diffusione di contenuti legali in rete, che costituirà il futuro della competitività internazionale dalla quale la produzione italiana, se non tutelata, rischia di rimanere esclusa”.
“Mi risulta che ci sia la possibilità di scaricare legalmente dalla rete opere tutelate (musica, film, ecc.)”, dice Giorgio Assuma, Presidente della S.I.A.E., dopo aver letto le dichiarazioni dell’On. Maroni. “Quindi perchè non farlo? Forse ci si dimentica che il diritto d’autore non è una tassa, ma è giustamente considerato dai nostri ordinamenti un diritto del lavoro. E’ singolare, oltreché diseducativo, che un ex ministro del lavoro non ne tenga conto. Certamente le sue dichiarazioni non saranno apprezzate dagli oltre 80 mila aderenti alla S.I.A.E., che vivono del proprio lavoro creativo. Nessuno vuole mettere il bavaglio alla rete, ma credo che tutti auspichino il rispetto delle regole anche per l’ambito digitale”.
Infine il fondatore di Dirittodautore.it, l’Avv. Giovanni d’Ammassa: “mi piacerebbe vedere l’onorevole Maroni, che è anche un collega avvocato, abbandonare per sei mesi la sua attività politica e professionale, e vivere solamente suonando l’organo Hammond con la sua band “Distretto 51″, e magari vendendo il CD che lo scorso anno ha registrato per beneficenza. Dopodiché vorrei vedere se ha il coraggio di dichiarare ciò che ha detto… Qui c’è un settore da salvaguardare e che vede storicamente l’Italia al primo posto: quello della creatività. Primato che mi pare abbiamo già perso”.