L’industria dell’hardware ha sferrato un attacco contro il diritto d’autore. E’ quanto hanno spiegato a Bruxelles in un incontro organizzato dal GESAC (l’organismo che raggruppa le Società di Autori e Compositori Europee) il Presidente Bernard Miyet (Presidente anche della Società d’Autori francese Sacem) e il Direttore Generale della SIAE Angelo Della Valle.
“Si gioca il futuro del diritto d’autore e dei contenuti culturali e della libertà di espressione- ha detto Della Valle- Siamo di fronte ad una tecnologia che offre soluzioni fino a poco tempo fa impensabili. Una tecnologia che permette a tutti i cittadini del mondo di accedere alla produzione culturale, che però deve essere tutelata. La legge sulla copia privata (che stabilisce un compenso forfettario destinato ad autori, produttori e interpreti su ogni supporto vergine) è nata proprio per questo, per consentire la riproduzione privata ad uso personale di opere tutelate come brani musicali, film ecc. E’ un grande vantaggio anche per il consumatore. Invece cosa accade oggi? Che l’industria dei supporti sta cercando di veicolare un concetto errato alla Commissione Europea: “Poiché esistono dei sistemi (i cosiddetti DRM) che impediscono la riproduzione delle opere, non è più necessario pagare la copia privata”.
Se passasse questo concetto i consumatori non potrebbero più fare alcuna copia a prezzi molto bassi rispetto all’originale. Inoltre la tecnologia DRM è facilmente aggirabile. E ammesso che non lo fosse, chi ha interesse ad acquistare un supporto vergine nel quale non si può copiare nulla? Alla fine, la stessa industria e i consumatori sarebbero penalizzati dalla mancanza della legge sulla copia privata. Le Società di autori non vogliono impedire lo sviluppo tecnologico, il problema è quello di concedere a tutti i comparti della creatività di continuare ad esistere. Oggi il compenso si attesta in Italia su 70 milioni di euro annui e 560 in tutta Europa. Naturalmente il compenso ( che va agli autori, agli editori, ai produttori e agli interpreti) deve essere valutato a seconda dell’utilizzo delle opere, sentite tutte le categorie interessate, quelle dei produttori, quelle degli autori e degli editori, quelle dei consumatori , degli artisti , ecc. Abolire il compenso per copia privata- ha concluso Della Valle- vuol dire impedire la crescita di nuovi artisti. La visione dell’industria dei supporti è miope, guadagnare al massimo nel minor tempo possibile. Ma se non diamo compensi agli autori a lungo termine gli autori non ci saranno più”.