“Il bilancio Gema del 2005 è positivo, ma riflette solo un lato della situazione degli autori musicali in Germania. Perché il gap tra il consumo di musica e la diminuzione degli introiti a favore degli autori è continuato ad aumentare anche l’anno scorso.”
Così ha dichiarato il dott. Jürgen Becker, portavoce del consiglio di amministrazione della Gema. L’incasso per diritto d’autore nel 2005 è ammonstato a 852,2 milioni di euro, con un incremento del 5,7% rispetto l’anno precedente. Inoltre, Gema ha operato molto efficientemente e con un coscienzioso controllo dei costi, tanto da abbassare la trattenuta media al 14,12% (era il 14,29% nel 2004). Quindi il totale andato in ripartizione per gli autori è aumentato del 6,05%, pari a un ammontare di 731,9 milioni di euro. Di conseguenza per la prima volta nella storia della società di gestione collettiva tedesca si sono distribuiti oltre 700 milioni di euro, dei quali 170 milioni sono risultanti dall’incasso effettuato presso le consorelle straniere.
Nonostante tutto ciò, mancano 30 milioni di incassi non effettuati, tra cui quelli relativi alle utizzazioni online, maturati a seguito a una vertenza che ha visto la GEMA contrapposta alla IFPI tedesca.
E nonostante tutto, la media di incasso per autore è diminuita dello 0,5%. Infatti ancora non si vedono i benefici derivanti dalle utilizzazioni multimediali, Internet in testa. Le cifre parlano da sole: infatti l’incasso per il 2005 per le utilizzazioni in Internet è ammontato ad “appena” 1,5 milioni di euro, mentre le suonerie hanno reso 4,1 milioni.
GEMA ha però ottenuto una vittoria contro i discografici (rappresentati dalla IFPI), i quali ritenevano l’accordo generale sui fonogrammi applicabile anche alla musica onlin e alle suonerie.
“Da quando la GEMA ha pubblicato le tariffe (nel 2002) per queste utilizzazioni, è iniziata la procedura di arbitrato contro GEMA, con l’obiettivo di mantenere i costi di diritto d’autore – quanto dovuto agli autori per le utilizzazioni online – il più basso possibile, per mantenere più alti i profitti delle case discografiche e dei providers, in altre parole, per fare business alle spalle degli autori. La decisione degli arbitri ora mette uno stop alle strategie adottate da tali aziende”.
Un’altro aspetto è relativo alla legge sul diritto d’autore, soprattutto per quanto riguarda la copia privata. “Si ha la forte impressione che siano favorite le lobbies dell’industria produttrice dei supporti e degli apparecchi di registrazione piuttosto che quella della creatività individuale, il cui lavoro è fondamentale per la catena dell’industria musicale. Anche qui la GEMA deve prendere atto che il maggiore potere economico di tali industrie ha maggior peso politico sul Governo rispetto chi chiede maggiore protezione della proprietà intellettuale” conclude Jürgen Becker.